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Intelligenza culturale – Entrare in punta di piedi nella cultura altrui

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Da bravi europei conquistatori, siamo abituati ad entrare dal portone principale nelle culture altrui, magari sfondandolo con un bell’ariete, piantando una bandiera vittoriosa nel centro della piazza e dando per scontato che, con quel gesto, l’altrui cultura diventi nostra.

Per tutta una serie di motivi, nella maggior parte genocidi, non possiamo più comportarci in questo modo. Ci tocca bussare, magari alla porta di servizio, ed entrare solo se invitati.

Il mondo sta cambiando rapidamente a causa di trend internazionali come la globalizzazione, la rivoluzione delle tecnologie, le migrazioni, il meticciato culturale, le comunicazioni transnazionali.
La globalizzazione sta cambiando la vita di sempre più persone in tutto il mondo. Si muovono da un paese all’altro non solo capitali, merci e tecnologie, ma anche milioni di persone. Il mondo per come è fatto oggi, obbliga ad un’apertura verso le altre culture, per andare avanti bisogna interagire e scambiare con altri paesi, paesi con idee, usi e costumi diversi dai nostri. Non contare sulla tecnologia, non ci aiuta, non crea vicinanza!
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La cultura

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Partiamo dal concetto di cultura. Non l’insieme delle arti, non quel tipo di cultura. Partiamo dal tipo di cultura che investe ogni aspetto della nostra vita. La cultura costituisce l’insieme di conoscenze, acquisite nel corso della vita, che ci rendono parte di una società. Non è qualcosa di statico e tramandato geneticamente, ma è più un sistema in costante movimento che viene imparato grazie all’osservazione e all’immersione nella propria società.
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Com’è giusto che sia, ogni cultura è diversa e caratterizzata da elementi distintivi, a volte molto evidenti (pensiamo alle bacchette con cui si mangia nei paesi asiatici), ma molto più spesso nascosti.

Per interagire e relazionarsi con gente appartenente a una cultura diversa lasciando una buona prima impressione, non basta studiare quella determinata cultura, ma bisogna acquisire tutta una serie di soft skills che permettono di non fare la parte dell’europeo conquistatore e, soprattutto, di capire le altre persone. Capirle al meglio. Auto-consapevolezza, tolleranza allo stress, empatia, flessibilità, capacità di ascolto e di osservare gli altri sono doti sempre più richieste anche nel mondo del lavoro, dove robot, intelligenza artificiale e macchine sostituiranno sempre di più i lavori tecnici e automatici, e sono un buon punto di partenza nello sviluppo di un’intelligenza culturale.
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L’intelligenza culturale

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“Cosa penso della diversità? La diversità esiste, non puoi mandarla via. E’ qui e sta diventando un tema, ovunque. Cosa ci facciamo con la diversità? Come possiamo ottenere il meglio da questa opportunità? E’ di questo che voglio parlare.”

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Così si apre il primo capitolo di “Driven by difference”, il libro di David Livermore che affronta il tema, attualissimo, della diversity.
Livermore sostiene che la diversità di per sè non porta innovazione; è la diversità combinata con l’intelligenza culturale (che l’autore indica come CQ) che è in grado di farlo.

Ma, cos’è l’intelligenza culturale? Non è altro che la capacità di comprendere quando si interagisce con persone di culture diverse.

L’intelligenza culturale ha quattro componenti. Una componente motivazionale, una cognitiva, un’altra metacognitiva e, infine, quella comportamentale.

  • La componente motivazionale enfatizza l’interesse di conoscere altre culture e di interagire con persone diverse. Quel desiderio di conoscere e di capire delle cose diverse.
  • La componente cognitiva si occupa della conoscenza delle regole dell’altra cultura.
  • La componente meta-cognitiva si riferisce alla coscienza transculturale. Cioè il capire gli aspetti culturali quando una persona formula dei giudizi sul suo pensiero e su quello degli altri, capire le idee degli altri a partire dalla loro cultura.
  • La componente comportamentale si riferisce alla capacità di parlare e di gesticolare correttamente a seconda delle regole dell’altra cultura.

La diversità non è un problema da risolvere; è invece un tesoro, ricco di soluzioni innovative che aspettano di essere scovate. Quando guardiamo con occhiali differenti, riusciamo ad individuare possibilità che altrimenti  non vedremmo. Il potenziale innovativo della diversità è ovunque; ma non è automatico, ha invece, bisogno di essere gestito con un processo nuovo da quello che siamo abituati a conoscere.

È ora di aggiornare il nostro software!
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